Riflessioni sulla “bolla” degli ETF – prima parte

Nell’ultimo anno, si è molto parlato di “bolla” degli ETF.

“Exchange traded funds: una disgrazia che sta per verificarsi?”

Inizia così il podcast del 12 ottobre scorso di Financial Times Money. Come loro, diverse altre testate cartacee ed online hanno avvisato di questo possibile pericolo nell’acquisto di ETF a fini di investimento.

Per farti un’idea su cosa sia un ETF, ti invitiamo a leggere questo nostro articolo.

Analizziamo ora uno ad uno i motivi per cui gli ETF sarebbero, secondo le diverse testate giornalistiche, pericolosi:

1) Gli investimenti in ETF hanno recentemente superato, in totale, i 4 trilioni di dollari a livello mondiale, quando dieci anni fa se ne conosceva a malapena l’esistenza.

Vero, gli ETF hanno conosciuto un boom notevole negli ultimi anni. Ma il motivo principale per cui sono aumentati è la loro stessa natura di investimenti a basso costo, grande diversificazione e facilità di accesso. Gli ETF non hanno provocato bolle nell’azionario, hanno solo attirato su di sé gli investimenti togliendoli ai costosi e poco performanti fondi comuni, o ai pericolosi investimenti diretti in singole azioni.

2) Gli ETF polarizzano gli investimenti in determinate aziende soltanto perché hanno una larga capitalizzazione e occupano un posto di rilievo nell’indice di appartenenza, mentre altre vengono trascurate.

Stiamo cercando la pagliuzza nell’occhio ignorando la trave. Gli ETF permettono di investire in migliaia di azioni comprando un solo prodotto finanziario. Ovviamente dev’essere operata una scelta: non posso pretendere che un ETF a livello globale contenga davvero TUTTE le azioni di tutte le aziende del mondo: non sarebbe in grado di offrirmi i costi ridotti tipici di un ETF. E siamo sicuri che ne varrebbe la pena? Molte azioni non contenute in nessun indice azionario (di quelli maggiori, almeno) sono per lo più penny stock, volatili e possibilmente foriere di disastri per il nostro portafoglio. Se poi neanche 1 investitore professionale su 10 riesce a battere il mercato facendo stock picking (ovvero la selezione di azioni sulla base di analisi), siamo davvero sicuri che non sia meglio per noi pesci piccoli semplicemente comprare le azioni dei maggiori rappresentanti dell’indice tramite un ETF?

3) Nell’eventualità di un grosso sell-off sui mercati, siamo sicuri che il market-making degli ETF si mantenga stabile ed efficiente?

[Sell-off = vendite a cascata, panico. Market-making = Il processo che ti permette, tramite un intermediario (chiamato market maker) di vendere e comprare share dell’ETF al prezzo che effettivamente vale l’etf in quel dato momento (vedi anche spread bid-ask).]

 

No, non possiamo esserne sicuri. Ma non è un’eventualità che ci preoccupa, dato che, come ormai dovrebbero sapere i lettori di questo blog, pensare di vendere il proprio portafoglio all’arrivo di un mercato orso (ovvero ribassista), è per noi completamente sbagliata. Non si dovrebbe mai cercare di comprare e vendere a seconda di una nostra idea su come si comporterà in futuro il mercato: soprattutto, non si vende né si compra sull’onda degli umori negativi o positivi degli investitori. Battere il mercato è estremamente difficile e improbabile. Che il market maker non riesca a garantirci un prezzo ottimale di vendita nei momenti di puro panico azionario è possibile, ma non dovrebbe essere qualcosa che ci preoccupa: sono momenti in cui dovremmo stare fuori, o tutt’al più comprare per rimpolpare il nostro portafoglio con azioni a basso prezzo.

L’articolo continuerà la prossima settimana. Continuate a seguirci!

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